lunedì 2 novembre 2009
Omaggio a Alda Merini Poetessa italiana
La pace
La pace che sgorga dal cuore
e a volte diventa sangue,
il tuo amore
che a volte mi tocca
e poi diventa tragedia
la morte qui sulle mie spalle,
come un bambino pieno di fame
che chiede luce e cammina.
Far camminare un bimbo è cosa semplice,
tremendo è portare gli uomini
verso la pace,
essi accontentano la morte
per ogni dove,
come fosse una bocca da sfamare.
Ma tu maestro che ascolti
i palpiti di tanti soldati,
sai che le bocche della morte
sono di cartapesta,
più sinuosi dei dolci
le labbra intoccabili
della donna che t'ama.
(a Enrico Baj)
martedì 23 giugno 2009
Libertà è solo una parola
basti pensare che io ingenuamente le ho mandato un link di un video e lei non può vederlo perchè da loro yuotube è oscurato questo fa riflettere almeno a me fa venire i brividi pensando alle care persone che ci governano e che stanno cercando di tappare la bocca a chi non la pensa come loro .
Cara amica questo post lo dedico a te e al tuo e al mio paese sperando che il tuo presto possa conquistare la libertà e che il mio sappia mantenerla e migliorarla sarà solo un sogno ma io lo spero e credo
il video che volevo mandarti lo posto quà come segno di solidarietà e amicizia
venerdì 24 aprile 2009
Povera Chiesa, fra immobili di lusso, inquilini illustri e paradisi fiscali Da Resistenza Laica:
Le Parisien, in un’ inchiesta sul patrimonio immobiliare della Chiesa a Parigi e in diverse città della Francia rivela che molte personalità francesi dal ministro degli Esteri Bernard Kouchner, al ministro della Cultura Christine Albanel, all’ ex presidente François Mitterrand, al dirigente della resistenza Henri Fresnay, a un membro del Partito comunista egiziano, hanno in comune il loro padrone di casa: il Vaticano.
La notizia riportata dal quotidiano La Repubblica non sorprende affatto, caso mai è un’ulteriore conferma di ciò che si va affermando da tempo.
La religione cattolica ha fondato la sua dottrina sulla demonizzazione del danaro.
"Non vogliate avere né oro, né argento, né danaro nelle vostre borse, né bisacce per il viaggio, né due vesti, né scarpe, né bastone" (Mt 10,9-10), e "Se vuoi essere perfetto, va, vendi ciò che hai e dà ai poveri... e vieni, e seguimi" (Mt 19,21).
E il buon San Francesco d’Assisi seguì alla lettera le parole del Vangelo. Si denudò e andò in giro a predicare l’amore per il “creato”. C’è da immaginarsi che i nuovi “funzionari” della Chiesa, ripensando a lui si sganascino dalle risate. Povero ingenuo, non aveva capito nulla!
Lo scandalo delle case di “Dio” che arriva da Parigi è troppo ghiotto per non lasciarsi tentare, per l’ennesima volta, da ovvie considerazioni: come si concilia tutto questo con il dettato del Vangelo, con la vita Francescana, con la cristianità, con la loro lotta al vil danaro considerato “sterco del diavolo”? Non si concilia affatto. Ma ogni volta che questo si fa notare si viene accusati di fare della demagogia o della sterile retorica. L’obiezione che arriva dai cattolici è sempre la stessa “Come pensate che il Vaticano si possa spogliare dei suoi averi? I beni culturali e artistici (e qui si menziona sempre “La Pietà” di Michelangelo di proprietà del Vaticano) sono di valore inestimabile e fino a quanto sono di proprietà della Chiesa, sono fruibili a tutti. E anche se ciò avvenisse il mondo non diventerebbe certo meno povero…” e bla, bla, bla...
Perciò corre l’obbligo di fare un piccolo riepilogo giusto per rinfrescarsi le idee.
La Città del Vaticano è il più piccolo stato del mondo si estende su 44 ettari di terreno. Ha 911 residenti di cui 532 cittadini. Non produce beni e la sua economia (con i suoi profitti) si basa sugli investimenti, mobili e immobili, sul patrimonio esistente, le rendite e sulle rimesse delle diocesi sparse nel mondo; sono 4.649 riunite in 110 Conferenze Episcopali.br> Si tratta di una monarchia assoluta elettiva (ma ovviamente di diritto divino)Ha un'organizzazione piramidale e non democratica, a cui fa capo il Papa. La Santa Sede amministra i suoi beni e le sue società in tutto il mondo. I suoi beni immobili (beni ecclesiastici) situati in altri stati godono in numerose nazioni, tra le quali l'Italia, di regimi privilegiati ed in alcuni casi di extraterritorialità che consentono l'esonero da imposizione di tasse.
Per questi regimi speciali, che valgono anche in temi di commerci, di contratti e di donazioni nonché per l'opacità della sua finanza, Città del Vaticano, è stata annoverata dal London Daily Telegrapf nella top ten dei paradisi fiscali off shore. Il motivo fondamentale per cui è considerato un paradiso fiscale è che la banca vaticana non è sottoposta alle leggi internazionali sul controllo delle entità finanziarie e delle correlate raccomandazioni di organismi internazionali come l'OECD (OCSE). Di fatto, l' Istituto per le Opere di Religione (IOR) non è una banca con accesso diretto al sistema finanziario internazionale, ma si appoggia ad altre entità. Ciò permette una flessibilità e discrezione che costituisce di fatto il Vaticano come il paradiso fiscale per eccellenza. Lo IOR non ha nessun ufficio o sportello ed è l'unica banca a non avere uffici aperti al pubblico. Negli ambienti vaticani circolava la voce che quando Giovanni Paolo II dopo lo scandalo del Banco Ambrosiano richiese la lista dei correntisti dello I.O.R., ebbe come risposta dal consiglio dei cardinali la frase "spiacenti santità, ma la riservatezza dei clienti è sacra".
Tornando ai beni materiale del Vaticano, va detto che in Italia si intrecciano proprietà immobiliari, attività bancarie, imprese industriali, finanziamenti diretti e indiretti a carico del bilancio dello Stato Italiano e di Enti Pubblici. Ciò crea una posizione di quasi monopolio del vasto mondo dell'assistenza, una presenza costante in tutte le iniziative a favore dei della gioventù,della gestione di cliniche. di enti ospedalieri. Con il condizionamento operato dalla chiesa sul parlamento nella produzione legislativa, necessaria a creare una indispensabile cornice istituzionale e strutturale e sopratutto un confacente regime di privilegio tributario.
Eugenio Scalfari da “La Repubblica”: "Non è mistero per nessuno ed anzi storicamente accertato che l'episcopato fu cieco e sordo di fronte al sistema della pubblica corruttela del quale era perfettamente consapevole e spesso direttamente beneficiario. Come accadde, tanto per ricordare un macroscopico esempio, in occasione del vero e proprio "sacco di Roma" che durò dagli anni cinquanta a tutti i settanta nel corso dei quali, appalti, piani regolatori, aree verdi o di destinazione estensiva furono manipolati per favorire Ordini religiosi, grandi famiglie papaline, dignitari della Santa Sede, società immobiliari e palazzinari, dentro una rete di compiacenza di marca vaticana che spolparono la città come si spolpano le ossa di un pollo" .
Cosi il Vaticano ha potuto conservare e moltiplicare in Italia immense ricchezze. Gli innumerevoli immobili situati in tutto il territorio italiano e sopratutto a Roma, sono anch'essi favoriti da un regime fiscale che ha del ridicolo.
Un fiume inesauribile di denaro affluisce in Vaticano dall'Italia e da tutte le nazioni e comunità dove vi sia una maggioranza cattolica: offerte, donazioni, eredità, quote di imposte.
Soltanto una piccola parte di tali ricchezze finisce in progetti umanitari. Il resto va alla catechesi nelle parrocchie, all'edilizia di culto, al sostegno del Clero (circa 40.000 preti in Italia), ma anche alle banche amiche, da qui la liquidità si ricicla e si moltiplica in investimenti, in titoli, in immobili, in businnes disinvolti, in azioni di industrie etc.
Non per niente spesso il Vaticano, sempre per quanto concerne lo Stato Italiano, è rimasto implicato in vicende oscure mai completamente chiarite, come il caso Calvi, il banchiere di Dio impiccato sotto un ponte di Londra, la vicenda del Banco Ambrosiano e dell'assassino di Marco Ambrosoli , il sinistro ruolo dello Ior attraverso il misterioso Marcinkus ed altri faccendieri di alto bordo tra i quali Michele Sindona.
Il grande imbroglio dell’otto per mille
Il finanziamento dello Stato Italiano alla Chiesa Cattolica, deciso con la revisione concordataria del 1984 fu sottoscritto da Craxi per acquisire benemerenze presso il Vaticano. E con l'imbroglio dell'otto per mille nella formulazione italiana, tale finanziamento non può che essere definito una colossale truffa. Infatti la percentuale dei contribuenti italiani che firmano in calce alla denuncia dei redditi l'otto per mille a favore della Chiesa cattolica è di circa il 45% che poi in sede di liquidazione dell'importo calcolato diventa come d'incanto il 90%. Il meccanismo di attribuzione è perverso. C’è chi decide di lasciare in bianco la casella della dichiarazione dei redditi e si tratta della maggioranza delle persone che pagano le tasse. Ebbene, il loro otto per mille viene diviso tra tutti i pretendenti in proporzione delle preferenze ottenute. L'Italia è l'unico Paese al mondo dove le tasse pagate allo Stato vanno a finire anche nelle casse di un altro Stato, il Vaticano. In altre parole l' 87 per cento dell'otto per mille di chi non ha preso alcuna decisione va in genere alla Chiesa cattolica, il dieci allo Stato. E c’è di più, se si va nel dettaglio si scopre che circa un terzo dei soldi ricavati dall’ otto per mille che i cittadini decidono di devolvere allo Stato di solito serve per ristrutturare beni culturali di proprietà, guarda caso, della Chiesa cattolica.
I privilegi del Vaticano che pagano i cittadini
Città del Vaticano che in base all'art. 6 del concordato ha diritto a ricevere tutta l'acqua di cui ha bisogno (cinque milioni di metri cubi l'anno) senza versare un centesimo all'Acea. Prima del 70 gli scarichi finivano direttamente sul Tevere. In seguito si è cominciato e riversare gli scarichi ed i liquami in vasche e depuratori che hanno un costo per chi li gestisce e non rientrano nelle previsioni concordatarie. Per cui la recente normativa italiana ha include nella tariffa (la bolletta dell'acqua) anche il canone per le fognature e la depurazione. E qui le cose per il Vaticano si complicano le cose si complicano. La questione fu tenuta sottotono dall’Acea fino al 1999, fino a quando cioè la municipalizzata venne privatizzata ed entrò in borsa, il credito di alcuni miliardi di lire divenne difficile da nascondere facendoli pagare ai cittadini della capitale. Peraltro vi erano mugugni dei piccoli azionisti i quali reclamavano affinché il buco di bilancio fosse risanato da qualcuno, o dalla Santa Sede o dallo Stato Italiano. Il delicato dossier passò immediatamente al vaglio del Ministero degli Esteri, trattandosi di rapporti tra Stati. Cominciò così una vertenza che vedeva da un lato la municipalizzata Acea che chiedeva 50 miliardi di vecchie lire quali arretrati di 20 anni di scarichi abusivi, dall'altra parte il Clero offeso a morte per essere stato trattato come un moroso qualsiasi e soprattutto per un fatto di liquami. La cosa finì nel migliore dei modi per il Vaticano, perché ci pensò il governo a fare da paciere: nella finanziaria per il 2004 è comparsa una voce relativa ai 25 milioni di euro da versare all'Acea per i liquami arretrati e 4 milioni di euro a partire dal 2005. Naturalmente il costo dei liquami del Vaticano si è riversato sui cittadini Romani.
L’evasione fiscale
L'Espresso n. 18 del 12 maggio 2005 ha riportato numerose cifre per la famigerata ICI (Imposta comunale sugli immobili) che i Comuni, dopo la famosa sentenza della Cassazione, avevano iniziato a pretendere, inviando la cartella esattoriale agli enti ecclesiastici che esercitavano anche attività commerciale o imprenditoriale. Le statistiche ufficiali del Ministero dell'Interno parlano di circa 32.000 enti, comprendendo soltanto gli enti ecclesiastici riconosciuti dallo Stato e ignorano gli enti e le associazioni religiose non riconosciuti e non dotati di personalità giuridica anche se concretamente operanti sul territorio.
A Roma gli enti religiosi che non pagano tasse in base al Concordato ed alle leggi successive sono circa 2000 fra istituti di suore, parrocchie, scuole cattoliche, istituti religiosi, missioni, case di cura, collegi monasteri, case di riposo, seminari ospedali, conventi, oratori, confraternite, ospizi, e chi più ne ha più ne metta. Da notare che fra i 2000 immobili sono ricompresi il vastissimo Ospedale Gemelli con annessa Università, nonché l'enorme complesso di Radio Vaticana attualmente sotto processo a causa dei danni elettromagnetici provocati dalle sue antenne di Cesano.
Tenendo presente l'incidenza della popolazione di Roma in relazione al totale della popolazione italiana, si è stimato approssimativamente in circa 50.000 il numero degli immobili ecclesiastici presenti in tutta Italia, cifra che è puramente indicativa ma che è certamente più vicina alla realtà della cifra data dal Ministero. Da rilevare soprattutto che ciascun ente ecclesiastico può essere titolare di più immobili.
Pur essendo arduo calcolare esattamente gli stabili irregolari in base alla sentenza di Cassazione citata, anche perché molti non risultano neanche censiti dal catasto, si è stimata una cifra sicuramente non lontana dalla realtà, di circa 30.000 stabili sparsi in tutta Italia, che hanno eluso illegittimamente l’ICI perché vi si esercitava un'attività commerciale.
All'ICI bisognerebbe aggiungere l'ammontare dovuto per tutte le altre imposte evase legalmente, sia statali, che comunali (irpef, iva, imposta comunale incremento di valore aggiunto ecc.) nonché per tutte le altre deduzioni benevolmente concesse ad enti ecclesiastici riconosciuti e non riconosciuti.
Alla luce di quanto detto, non ci meraviglia più di tanto la notizia dei numerosi immobili parigini di proprietà del Vaticano. Ciò che lascia perplessi, forse, è lo strano intreccio che esiste anche fra Vaticano e politici francesi. Bernard Kouchner, abita da 35 anni con la moglie, la nota giornalista Christine Ockrent, in un appartamento in rue Guynemer , affacciato sui giardini del Luxembourg. E’ un inquilino di uno Stato estero, per di più del Vaticano, la cui politica - quantomeno in materia sanitaria e di controllo delle nascite - non è in sintonia con il governo francese e con il pensiero del dottore francese, ministro socialista del governo Sarkozy.
Un altro particolare che fa riflettere e che , sempre secondo il giornale francese, anche una grande società come Suez Environnement è affittuaria del Vaticano: cinquemila metri quadrati in rue de la Ville-l’ Évêque, a due passi dall’ Eliseo. Pare che il canone supera i tre milioni di euro all’ anno.
Che dire, faremo anche della demagogia, ma se la nostra è demagogia, come chiamare l'atteggiamento di coloro che difendono ancora il Vaticano?
Se dire che la Chiesa richiama la povertà e poi possiede quasi la metà del patrimonio immobiliare dell'intera Roma, è demagogia, ebbene siamo felici di essere dei demagoghi.
Ma basterebbe un'immagine a sintetizzarle tutte, l'apologia dell'ipocrisia, la superba noncuranza del pudore, talmente violenta nella sua accecante improntitudine che Francesco il povero ne direbbe al suo Dio in termini di perdono: quel Papa immobile sul suo trono d'oro e di gioielli di valore inestimabile che parla di povertà e sofferenza durante le feste pasquali. Quella luce violenta fatta di finzione, quell'offesa in mondovisione a quella gente povera vera che nel cuore del cuore dell'indigenza Benedetto aveva visitato in Africa. Povera Africa e povera gente in miseria: abituati per secoli a non essere considerati uomini, meriterebbero, almeno in questo, un pò di rispetto.
martedì 17 febbraio 2009
di Giuseppe Caliceti - SANT'ILARIO D'ENZA (REGGIO EMILIA) Il partigiano E GLI STUDENTI COME I BAMBINI DI OGGI RICORDANO UN ECCIDIO NAZISTA
Ieri a scuola è venuto il maestro Calestani che è stato un ex partigiano. In questo cerchio vorrei che ognuno di voi dicesse quello che si ricorda dell'incontro, quello che ha capito. Se c'è qualcosa che non ha capito bene può fare delle domande e possiamo provare a rispondergli insieme.
- Io mi ricordo che lui da giovane era un partigiano, ma quando dopo è finita la guerra ha iniziato a fare il maestro elementare. Ho anche capito il suo nome. Fausto. Si chiama Fausto Calestani.
- Adesso lui ha 78 anni, per questo sa tante cose.
- Io mi ricordo che lui tanti anni fa, nel 1945, ha detto che aveva 19 anni.
- Io mi ricordo che lui da giovane è stato una staffetta partigiana.
- Io questa cosa non l'ho capita bene. Noi in palestra facciamo le gare di corsa a staffetta...
- Ma no, lui era una staffetta perché correva anche lui, ma non per vincere una gara, per vincere la guerra. Lui doveva correre per portare delle cose o delle notizie segrete ai suoi amici partigiani. La sua non era proprio una gara.
- Io mi ricordo quando ha detto che se lo scoprivano, dopo, i fascisti, lo uccidevano, ma non l'hanno mai scoperto e infatti adesso è ancora vivo.
- Io mi ricordo quando ha detto che la sua famiglia era tutta di contadini, che loro si trovavano tutte le sere dopocena nella stalla dove c'erano le mucche per parlare. Andavano lì vicino alle mucche perché le mucche col loro fiato facevamo come un termosifone e in inverno la stalla era la stanza più calda di tutta la sua casa.
- Però non parlavano e basta. In stalla i bambini potevano anche giocare, non solo parlare. E le donne mentre parlavano stavano sempre a cucire qualcosa.
- A me è piaciuto quando ci ha raccontato l'avventura del febbraio del 1945, quando i partigiani avevano sabotato i fili del telefono al Cantone di Calerno, qui vicino alla nostra scuola, vicino alla via Emilia. Avete capito cosa vuol dire?
- Vuol dire rompere, distruggere, non far funzionare più.
- Posso continuare? Lui ci ha detto che loro avevano tagliato i fili del telefono per un motivo: perché così a Sant'Ilario non potevano più arrivare notizie dei comandati tedeschi ai fascisti che avevano preso Sant'Ilario. Allora i tedeschi e i fascisti si erano arrabbiati molto perché Calestani e i suoi amici partigiani gli avevano rotto il telefono e avevano fatto una rappresaglia, che poi era come una vendetta. Calestani ci ha detto che i tedeschi uccisero 19 partigiani.
- Ci ha detto che dovevano essere 20 partigiani, perché la legge dei tedeschi diceva che per ogni tedesco morto dovevano morire dieci italiani. Però un partigiano si è salvato perché i tedeschi avevano preso male la mira e lui aveva fatto finta di morire ma non era morto.
- Loro avevano rotto ai tedeschi i fili del telefono e loro non gli avevano rotto un'altra cosa, avevano ucciso 19 uomini. Che schifo!
- Questo perché i tedeschi erano molto cattivi.
- Ma chi aveva fatto entrare in Italia i tedeschi? Perché non stavano a casa loro?
- E' stato Mussolini, il capo dei fascisti.
- Ma se i fascisti erano anche loro italiani perché non stavano con i partigiani che erano anche loro italiani e invece stavano con i tedeschi che erano tedeschi.
- Ah, io questo non lo so.
- Ma perché Hitler e Mussolini si erano messi d'accordo di stare insieme contro tutti.
- Anche contro gli italiani? Anche contro i tedeschi?
- Sì, contro tutti. Perché loro erano dei dittatori. I dittatori sono contro tutti perché vogliono avere sempre ragione loro.
- Mia madre il maestro Calestani lo conosce.
- Anche mio padre se è per questo.
- Io ho visto anche una foto di Mussolini.
- io mi ricordo quando lui era giovane e c'era la guerra e ha detto che c'era molto poco da mangiare e avevi male alla pancia non perché avevi mangiato male, ma perché non avevi mangiato niente e allora la tua pancia aveva fame e ti faceva male. Il pane non era come adesso, ma era nero e anche un po' bagnato.
- Anch'io mi ricordo quello. Ha detto che si mangiavano soprattutto delle patate perché costavano poco.
- Poi c'era il coprifuoco, cioè dalle ore 20 non potevi più uscire di casa ma chiuderti solo dentro casa dentro a chiave.
- Non potevi neppure accendere le luci della casa perché se i nemici le vedono dopo ti sparano e ti uccidono.
- Oppure ti tirano una bomba dall'aereo e sei morto.
Come era la vita a quel tempo?
- I bambini e i ragazzi giocavano a calcio ma non con un pallone vero, ma con una palla fatta di stracci legati tra loro. Quando lui giocava era felice ma aveva sempre un po' paura che c'era un nemico o una bomba perché durante la guerra non sei mai sicuro.
- C'erano già le corriere ma non andavano a benzina, ma a metano.
- No, a gasogeno, che è un misto di legna e metano.
- Cosa è il metano?
- Un gas che costa poco. Mio zio ha l'auto a metano.
- A me la cosa che mi ha colpito di più è stata sempre quella che se moriva un tedesco, loro uccidevano venti italiani. Però non venti fascisti, venti partigiani.
- Io ho capito bene quando ha detto che da bambino era andato alla scuola fascista come tutti i bambini della sua età. E certe volte a scuola c'erano dei controlli fascisti.
- No, c'erano dei controlli a casa sua.
- Quando c'erano questi controlli lui aveva paura.
- Anche io. Perché ha detto che aveva le gambe come pezzi di legno.
- Da Calerno dopo è andato a Neviano, però.
- Io ci sono stato.
- Dov'è?
- E' un paese della montagna di Parma.
- Io ho capito quando ha detto che non erano bravi soldati, erano un po' improvvisati, non sapevano sparare giusto, non avevano mai sparato.
- Loro avevano imparato a usare le armi da soli.
- Io mi ricordo quando lui ha detto che tutti i partigiani avevano dei soprannomi per non farsi riconoscere e il suo era partigiano Mitra.
- Lui però non ha mai ucciso nessuno.
- Mi ricordo quando lui ha detto che non aveva mai ucciso nessuno, ma io non ci credo.
- Perché?
- Perché se hai un mitra e ti vogliono uccidere tu ti fai uccidere o gli spari? Io gli sparo. Se lui è vivo e non è morto è perché gli ha sparato per primo, altrimenti non diventava neanche vecchio, era già morto.
Provate a riassumere meglio la storia dei morti di Ponte Cantone?
- Allora, inizia che una sera il prete di Calerno ha sentito bussare alla porta della chiesa: era un camion tedesco con dei morti e dei feriti. Lui li ha aiutati. Li ha curati.
- Erano stati mitragliati dai partigiani. Allora dopo i tedeschi volevano uccidere della gente di Calerno.
- Perché erano morti due tedeschi, allora la legge dei tedeschi diceva che per ogni morto loro dovevano essere dieci morti partigiani, così 2 x 10 fa venti.
- Però non hanno ucciso delle persone di Calerno.
- Hanno preso venti partigiani che erano rinchiusi nel carcere di Parma e li hanno portati a Calerno, poi li hanno fucilati. Però uno si è salvato.
- Sì, lui si chiamava Tosini.
- Era giovane anche lui, come gli altri. Hanno sparato anche a lui, a una gamba. Lui ha fatto finta di morire però era vivo. Si era salvato.
- E' stato tutta la notte nella neve. Al mattino il nonno di un nostro compagno di classe ha sentito dei lamenti nel campo, si è accorto che era vivo.
- Dopo ha avvertito il prete, l'hanno portato in parrocchia per curarlo. Però dopo sono arrivati i tedeschi.
- Il prete di allora, don Italo, non voleva che lo prendessero. Loro hanno detto che non lo avrebbero ucciso, ma poi l'hanno fatto salire sopra.
- A un certo punto mentre andavano si sono fermati col camion, hanno ucciso anche lui, anche Tosini, hanno buttato il suo corpo nel fiume.
Che effetto vi fa sentire questa storia?
- A me ha sorpreso molto, perché io sapevo che c'era stata la guerra dei fascisti ma non pensavo che c'era stata anche in un paese così piccolo come il nostro, ma solo in quelli grandi.
- Io a Calerno avevo già visto il monumento ai morti di Ponte Cantone ma non sapevo bene la storia. Mi fa piacere che adesso almeno la conosco.
- A me mia mamma un po' me l'aveva detta questa storia, ma adesso la so meglio.
- Io ho capito che i partigiani erano italiani. Loro erano giovani, io non pensavo che erano così giovani, dei ragazzi.
- Io ho capito che loro sono stati fucilati per le loro idee. Per vendetta ma anche per le loro idee, perché i fascisti e i nazisti ammazzavano chi non la pensava come loro.
- Per me è stato bello scoprire una storia del mio paese che non sapevo ancora, anche se non è una storia molto bella perché muoiono tutti.
- Io ho pensato che i nazisti erano cattivi.
- Io ho capito che in tanti sono morti per avere più libertà e anche per avere un mondo migliore come quello che abbiamo noi oggi e un po' mi sono commosso.
- Io avevo visto che lì alla posta c'era un monumento ma prima non sapevo niente, mi ha fatto piacere saperlo.
- Io ho capito che i partigiani non volevano le leggi razziste. Me lo aveva già detto mia nonna.
- Io ho imparato che non bisogna comandare sempre uno o due, ma tutti. Ho imparato che bisogna condividere le cose, non tenerle solo per uno.
- Io quando ho saputo questa storia sono rimasto di stucco perché non mi sarei mai immaginato che era così.
- Io ho pensato che se allora c'ero io, avevo paura. Io non lo so se facevo il partigiano o no. Secondo me quei ragazzi che hanno fatto i partigiani erano molto coraggiosi perché poi molti sono anche morti.
Secondo voi perché è importante ricordare questo fatto?
- Perché ti fa imparare cosa è giusto e cosa è sbagliato.
- Perché è la storia del nostro paese, ci riguarda.
- Perché ormai siamo grandi e dobbiamo sapere tutto, non solo le cose migliori.
- Secondo me è importante ricordare questo fatto perché ci dice come comportarci.
- Se conosci bene le cose del passato, anche quelle brutte, mio nonno dice che dopo è più facile che non succedono più cose brutte.
- Mio padre invece dice che la storia si ripete, è sempre uguale.
- Però adesso non ci sono i fascisti.
- Neanche i partigiani, se è per quello. Ma prima c'erano perché c'erano anche i fascisti, c'erano i nazisti, c'era la guerra. Adesso invece la guerra non c'è più. Almeno qui a Calerno. In altri posti del mondo c'è, ma qui no.
- Secondo me è importante sapere la storia del passato perché così uno oggi impara a essere più prudente.
- Se uno sa questa storia è vero, è più difficile che adesso l'Italia diventa prigioniera di altri popoli, di altre nazioni. Perché quella era la prima volta, ma se cercano di farlo ancora, adesso noi lo sappiamo e non vogliamo.
Cosa vi ha colpito di più di questa storia?
- A me ha colpito molto il prete di Calerno, don Italo, il prete di prima, il prete che c'era durante la guerra. Mi ha colpito perché lui cercava di curare tutti, sia i tedeschi sia i partigiani. Lui non voleva che moriva nessuno, però non c'è riuscito molto.
- A me ha colpito come erano furbi e anche come erano giovani i partigiani, io pensavo che erano molto più vecchi.
- A me ha colpito molto che questa è una storia vera, perché me la ha detto anche mio nonno. Io pensavo che non era vera, invece è una storia vera perché è accaduta veramente. Io non pensavo che a scuola studiavamo anche storie vere.
- Sì, però in prima o in seconda, adesso siamo più grandi e non possiamo studiare solo favole.
- Io prima non facevo mai caso al monumento quando passavo da Ponte Cantone, invece adesso ho capito a cosa serve.
- A me ha stupito che questa cosa dei morti è successa proprio qui. Mentre sentivo, io pensavo: ma perché è successa proprio qui e non da un'altra parte?
- A me hanno colpito i partigiani perché io non so se morivo per la libertà, io credo di no...
- Anche io. Io credo che adesso nessuno vuole più morire.
- Ma anche loro non volevano morire, allora.
- Sì, sì, ma io adesso penso che un ragazzo di venti anni non farebbe mai il partigiano anche se c'è una guerra che scoppia adesso. Perché adesso tu non muori, tu speri di campare.
- Mio padre e mia madre però una volta mi hanno detto che loro, per me, morirebbero.
- Ma loro non sono partigiani.
- Cosa vuol dire? Però loro morirebbero per un altro, per me.... Allora...
- Ma quella è un'altra cosa. Adesso non c'è la guerra.
- Poi io ho sentito che quando c'è il parto una donna può anche morire, magari il figlio nasce e lei però muore...
- Ma cosa c'entra? Io dico solo che una volta erano più coraggiosi.
- Io penso di no, perché se c'era una guerra magari erano coraggiosi anche dei giovani di oggi.
- Sì, erano coraggiosi, però non morivano, non morivano per gli altri.
- Sì, però per i loro figli morivano? Secondo me sì. Perciò il coraggio è sempre uguale.
- Per me no, è di meno. Comunque, adesso non c'è guerra e perciò non deve morire nessuno.
sabato 14 febbraio 2009
La quinta brigada
La 5a milizia popolare conosciuta come Quinto Reggimento è stato un corpo militare di volontari della Seconda repubblica spagnola durante i primi mesi del guerra civile spagnola. L'origine del Quinto Reggimento risale alla Milicias Antifascistas Obreras y CampesinasJuan Modesto [1]come capo nel 1933 a Madrid, la milizia aveva il compito di protezione protezione per i socialisti e comunisti, composto principalmente da militanti della Gioventù Socialista Unificata JSU, quando vi fu la rivolta militare del generale Francisco Franco vi furono 5 battaglioni della milizia che parteciparono attivamente alla difesa di Madrid.Il Quinto Reggimento ha partecipato alla presa della caserma della Montagna ,situata sul colle del Principe Pio , dove inizio' la rivolta franchista a Madrid ad opera del generale Fanjul [2] il 23 luglio 1936 .Successivamente il Quinto Regimiento utilizzo' la scuola-convento dei Salesiani come base per le operazioni militari e di formazione per i lavoratori e contadini alla disciplina militare .Il Quinto Regimiento e' diventato famoso a causa della sua alta formazione militare e la coesione dei suoi membri .Il numero di arruolati è cresciuto rapidamente , passando da 6.000 a 20.000 miliziani tra i mesi di agosto e novembre ,le operazioni militari sono state condotte attorno molto spesso alla capitale .La milizia del V reggimento ,soprannominato il Reggimento di ferro , veniva mandata quasi sempre in prima linea e nelle principali azioni all'inizio della guerra civile spagnola per evitare il crollo del capitale repubblicana, Madrid, la milizia del V partecipo' alla battaglia di Somosierra, Guadarrama, Talavera e Toledo, all' evacuazione della Museo del Prado a Valencia. Il Quinto Reggimento divenne il fiore all'occhiello dell'esercito popolare repubblicano .I suoi capi sono nomi conosciutissimi nella Guerra di Spagna , Juan Modesto, Enrique Lister, Valentin Gonzalez[3] "El campesino" e Etelvino Vega Martínez.La milizia del V reggimento viene alfine inquadrata nell'esercito regolare repubblicano il 22 gennaio 1937.Vittorio Vidali, uno dei suoi comandanti, proclama quel giorno: "Il Quinto Reggimento è morto! Viva l'esercito del popolo!" La 11 esima Divisione 11 prendera' il nome di Battaglione Lister.
Struttura e Fama
Nonostante le sue origini di formazione nettamente comunista l'arruolamento nel Quinto Reggimento è stato molto comune tra i difensori della Repubblica Spagnola di ogni ideologia, per il suo buon funzionamento , i soldati potevano scegliere il loro sergenti e gli ufficiali di rango inferiore, ma dopo di cio' non si potevano mettere in discussione gli ordini.Questa struttura era comune in gran parte della milizia antifascista e ne tratta anche il libro Francesco Fausto Nitti, L'uomo che beffò Hitler e Mussolini di Pietro Ramella per quanto riguarda l'ordinamento dell'ex battaglione anarchico denominato battaglione della morte, e di altre Colonne antifasciste , quando ne assunse il comando il Nitti che venne il Comandante Rosso .La buona organizzazione del V reggimento ,la sua una buona istruzione disciplinare e il fatto che molti dei suoi membri conoscevano il corretto funzionamento delle armi ha fatto si che il V Reggimento ben presto diventasse reggimento di élite al punto tale da divenire quasi una leggenda , cio' dimostrato da canzoni popolari dedicate al V Reggimento ancora adesso e .La canzone del periodo , forse maggiormente conosciuta , legata al V Reggimento e' El Paso dell'Ebro [4]conosciuto anche come Ay Carmela che ne e' il ritornello , Il V era dotato anche di un proprio giornale dal nome Milizia Popolare. Numerosi gruppi di cantanti ed anche singoli han dedicato canzoni al V Regimiento nel seguito.
Christy Moore - Viva La Quince Brigada
mercoledì 11 febbraio 2009
Osservatorio Sul Razzismo e le Diversità "M. G. Favara"Dal diritto alla salute alla cura come privilegio:
L'appello che qui riportiamo della Società Italiana di Medicina delle Migrazioni pone l'attenzione su una delle ultime e meno conosciute proposte governative, ovviamente contenute nell'ennesimo Pacchetto Sicurezza, che intaccano uno dei diritti fondamentali della persona e della collettività tutta, ovvero quello alla cura e alla salute e hanno l'effetto di rendere ancora più lontana e inaccessibile la società italiana, i diritti e i doveri su cui essa dovrebbe costruirsi, ai migranti.
Appello SIMM: ritirare l’emendamento che modifica l’art. 35 del T.U.!
Un atto inutile e dannoso anzi pericoloso.
Nell’ambito della discussione in Senato del cosiddetto “Pacchetto Sicurezza” (atto 733), in commissione congiunta Giustizia ed Affari Costituzionali, è stato depositato da quattro senatori ed una senatrice della Lega Nord un emendamento che mina radicalmente uno dei principi base della politica sanitaria nei confronti dei cittadini stranieri nel nostro paese e cioè la garanzia di accessibilità ai servizi per la componente irregolare e clandestina.
Sono previste due modifiche al comma 4 e comma 6, e l’abrogazione del comma 5 dell’articolo 35 del Decreto Legislativo 286 del 1998 (Testo Unico sull’immigrazione).
Partiamo dal comma 5, la cui cancellazione è di estrema gravità: esso infatti attualmente prevede che “l’accesso alle strutture sanitarie (sia ospedaliere, sia territoriali) da parte dello straniero non in regola con le norme sul soggiorno non può comportare alcun tipo di segnalazione all'autorità, salvo i casi in cui sia obbligatorio il referto, a parità di condizioni con il cittadino italiano”. Questa disposizione normativa è presente nell’ordinamento italiano già dal 1995, attraverso l’art. 13, proposto da una vasta area della società civile, del decreto legge n. 489/95, più volte reiterato, voluto ed approvato dal centro destra anche con i voti della Lega. La “logica” della norma non è solo quella di “aiutare/curare l’immigrato irregolare” (per altro deontologicamente assolutamente corretta!) ma in particolare di tutelare la collettività come prevede l’articolo 32 della Costituzione; il rischio di segnalazione e/o denuncia contestuale alla prestazione sanitaria, creerebbe una barriera insormontabile per l’accesso e spingerebbe ad una “clandestinità sanitaria” pericolosa per l’individuo ma anche per la popolazione laddove possano esserci malattie trasmissibili. Ormai esiste una significativa documentazione sul tema, compresa la posizione della Federazione degli ordini dei medici italiani, di alcune Società scientifiche e dei Ministri della sanità europei ... che sottolineano l’indispensabilità di questa impostazione per garantire concretamente la salute per tutti (è assolutamente intuitivo come le malattie non facciano distinzione di "etnia", status giuridico o colore della pelle). L’effetto della cancellazione di questo comma vanificherebbe il lavoro fatto negli ultimi 13 anni che ha prodotto importanti successi nell’ambito sanitario tra gli immigrati testimoniato ad esempio dalla riduzione dei tassi di Aids, dalla stabilizzazione di quelli relativi alla Tubercolosi, dalla riduzione degli esiti sfavorevoli negli indicatori materno infantili (basso peso alla nascita, mortalità perinatale e neonatale ...). E tutto questo con evidente effetto sul contenimento dei costi in quanto l’utilizzo tempestivo e appropriato dei servizi (quando non sia impedito da problemi di accessibilità) si dimostra non solo più efficace, ma anche più “efficiente” in termini di economia sanitaria.
La modifica al comma 4 introduce invece un rischio di discrezionalità che amplificherebbe la difficoltà di accesso facendo della “barriera economica” e dell’eventuale segnalazione (in netta contrapposizione al mandato costituzionale di “cure gratuite agli indigenti”), un possibile strumento di esclusione, forse compromettendo la stessa erogazione delle prestazioni.
Il comma 6, sembra invece soltanto un aggiustamento rispetto al mutato quadro delle competenze sanitarie a seguito del processo di devoluzione.
Riteniamo pertanto inutile e dannoso il provvedimento perchè:
- spingerà all’incistamento sociale, rendendo invisibile una popolazione che sfuggirà ad ogni forma di tutela sanitaria e di contatto sociale legittimo;
- potrà produrre percorsi sanitari ed organizzazioni sanitarie parallele al di fuori dei sistemi di controllo e di verifica della sanità pubblica (rischio di aborti clandestini, gravidanze non tutelate, minori non assistiti, ...);
- creerà condizioni di salute particolarmente gravi poiché gli stranieri non accederanno ai servizi se non in situazioni di urgenza indifferibile;
- avrà ripercussione sulla salute collettiva con il rischio di diffusione di eventuali focolai di malattie trasmissibili a causa dei ritardi negli interventi e la probabile irreperibilità dei destinatari di interventi di prevenzione;
- produrrà un significativo aumento dei costi in quanto comunque le prestazioni di pronto soccorso dovranno essere garantite e le condizioni di arrivo saranno significativamente più gravi e necessiteranno di interventi più complessi e prolungati;
- spingerà molti operatori ad una “obiezione di coscienza” per il primato di scelte etiche e deontologiche.
Riteniamo estremamente pericoloso il provvedimento poichè soprattutto in un momento di trasformazione sociale e di sofferenza economica, questo atto va ad intaccare il cosiddetto “capitale sociale” della società (contrasto tra italiani e stranieri, diritti negati e nascosti, radicale differenza nella vision dell’approccio professionale) che una significativa letteratura scientifica definisce condizione per una deriva nel conflitto sociale (le cui prime avvisaglie stiamo già vivendo negli ultimi tempi).
Come medici ed operatori sanitari ci appelliamo perchè piuttosto che logiche di partito prevalga, alla luce delle evidenze tecnico scientifiche e di consolidate politiche sanitarie, un approccio intelligente e concreto di sanità pubblica come è già avvenuto nel 1995.
Il Consiglio di Presidenza della Società Italiana di Medicina delle Migrazioni
Di fronte ad un appello del genere c'è veramente da meditare i nostri governanti ci stanno portando la dove,difficilmente anni fà avrei immaginato potesse accadere nell'angolino della vergogna.vergogna di essere italiano,vergogna per aver permesso che questa gente continui ad essere al potere
E noi invece cosa facciamo?con scuse assurde cerchiamo di ridurli ad esseri inferiori e se per disgrazia il poveretto è clandestino ecco cosa si profila nel prossimo futuro la medicina clandestina sai che evoluzione .
grazie sig. cavaliere e grazie anche ai suoi sgherri
mercoledì 28 gennaio 2009
martedì 27 gennaio 2009
elena ledda
una delle voci femminili che io prediligo per chi volesse maggiori informazioni ho creato un gruppo a lei dedicato quà http://www.lastfm.it/group/Elena+Ledda
da il tempo :lucio anneo seneca
della mente umana di fronte a questo problema:
gli uomini non permettono che uno occupi i loro
poderi, e per la minima divergenza su questioni
di confini si infuriano e sono pronti a colpire con
sassi e armi; poi tranquillamente lasciano che altri
entrino nella loro vita, anzi sono loro stessi a in-
trodurvi quelli che a poco a poco ne diventeranno
i padroni. È ben difficile trovare uno disposto a
dividere con altri il suo denaro; ma la vita cia-
scuno la distribuisce a centinaia di persone. Tutti
sono avari quando si tratta di tenersi ben stretto il
patrimonio, ma sono generosissimi nel buttar via
il tempo: e pensare che questa è l'unica cosa di cui
sarebbe molto decoroso essere avari!
De Brev. Vit. 3
da il tempo :lucio anneo seneca
futuro. Di questi il presente è breve, il futuro dub-
bio, il passato certo. Su quest'ultimo la sorte ha
perduto ogni potere: il passato non può più dipen-
dere dal capriccio di alcuno, ... è la parte sacra e
inviolabile del nostro tempo, sta al di sopra di tutti
gli eventi umani, fuori dal dominio della sorte,
non presenta incognite, non è toccata da povetà
o malattie, non può essere sconvolta né esserci
strappata: la si possiede così com'è per sempre,
senza brividi. ... basta un cenno e il passato ci
starà davanti e lo potremo valutare e trattenere...
Il presente è brevissimo, tanto da poter sembrare
inesistente; infatti è sempre in movimento, scorre,
precipita, cessa di essere prima ancora di arriva-
re...
De Brev. Vit. 10
...mai abbastanza ci si potrà stupire dell'ottusità
della mente umana di fronte a questo problema:
gli uomini non permettono che uno occupi i loro
poderi, e per la minima divergenza su questioni
di confini si infuriano e sono pronti a colpire con
sassi e armi; poi tranquillamente lasciano che altri
entrino nella loro vita, anzi sono loro stessi a in-
trodurvi quelli che a poco a poco ne diventeranno
i padroni. È ben difficile trovare uno disposto a
dividere con altri il suo denaro; ma la vita cia-
scuno la distribuisce a centinaia di persone. Tutti
sono avari quando si tratta di tenersi ben stretto il
patrimonio, ma sono generosissimi nel buttar via
il tempo: e pensare che questa è l'unica cosa di cui
sarebbe molto decoroso essere avari!
De Brev. Vit. 3
lunedì 26 gennaio 2009
Il cacciatore di aquiloni
Trama
Alla fine degli anni ’70 Amir vive, insieme al suo ricco padre, a Kabul. Appartenenti all’etnia dei Pashtun, possono considerarsi dei privilegiati. Miglior amico di Amir è Hassan, figlio del servitore di casa, appartenente agli Hazara, minoranza etnica afgana. I due bambini hanno caratteri diversi: Amir è timido ed introverso, con la passione della scrittura; Hassan invece è un ragazzino molto coraggioso, disposto a tutto pur di proteggere il proprio amico. Entrambi amano far volare gli aquiloni, in particolare durante la “caccia agli aquiloni”, una gara che coinvolge la maggior parte dei ragazzi della città, il cui scopo consiste nell’appropriarsi degli aquiloni degli altri partecipanti spezzandone il filo. Ma la loro tenera amicizia finirà improvvisamente a causa di un terribile episodio.
A mio parere un libro scorrevole denso di emozioni ,fatto molto bene anche il film.
Una storia densa di emozioni in un paese devastato dalle guerre
sabato 24 gennaio 2009
Le verger du roi Louis:Théodore de Banville
La forêt où s'éveille Flore,
A des chapelets de pendus
Que le matin caresse et dore.
Ce bois sombre, où le chêne arbore
Des grappes de fruits inouïs
Même chez le Turc et le More,
C'est le verger du roi Louis.
Tous ces pauvres gens morfondus,
Roulant des pensers qu'on ignore,
Dans des tourbillons éperdus
Voltigent, palpitants encore.
Le soleil levant les dévore.
Regardez-les, cieux éblouis,
Danser dans les feux de l'aurore.
C'est le verger du roi Louis.
Ces pendus, du diable entendus,
Appellent des pendus encore.
Tandis qu'aux cieux, d'azur tendus,
Où semble luire un météore,
La rosée en l'air s'évapore,
Un essaim d'oiseaux réjouis
Par-dessus leur tête picore.
C'est le verger du roi Louis.
Prince, il est un bois que décore
Un tas de pendus enfouis
Dans le doux feuillage sonore.
C'est le verger du roi Louis!
(verger du roi Louis) tradotto il verziere di re Luigi,terreno adibito alle esecuzioni per impiccagione nella Francia medioevale musicata e cantata da Georges brassen ,la musica è stata poi utilizzata da de Andrè in La morte 1967
Georges Brassen:Mourir pour des idées
Mourir pour des idées, l'idée est excellente
Moi j'ai failli mourir de ne l'avoir pas eu
Car tous ceux qui l'avaient, multitude accablante
En hurlant à la mort me sont tombés dessus
Ils ont su me convaincre et ma muse insolente
Abjurant ses erreurs, se rallie à leur foi
Avec un soupçon de réserve toutefois
Mourrons pour des idées, d'accord, mais de mort lente,
D'accord, mais de mort lente
Jugeant qu'il n'y a pas péril en la demeure
Allons vers l'autre monde en flânant en chemin
Car, à forcer l'allure, il arrive qu'on meure
Pour des idées n'ayant plus cours le lendemain
Or, s'il est une chose amère, désolante
En rendant l'âme à Dieu c'est bien de constater
Qu'on a fait fausse route, qu'on s'est trompé d'idée
Mourrons pour des idées, d'accord, mais de mort lente
D'accord, mais de mort lente
Les saint jean bouche d'or qui prêchent le martyre
Le plus souvent, d'ailleurs, s'attardent ici-bas
Mourir pour des idées, c'est le cas de le dire
C'est leur raison de vivre, ils ne s'en privent pas
Dans presque tous les camps on en voit qui supplantent
Bientôt Mathusalem dans la longévité
J'en conclus qu'ils doivent se dire, en aparté
"Mourrons pour des idées, d'accord, mais de mort lente
D'accord, mais de mort lente"
Des idées réclamant le fameux sacrifice
Les sectes de tout poil en offrent des séquelles
Et la question se pose aux victimes novices
Mourir pour des idées, c'est bien beau mais lesquelles ?
Et comme toutes sont entre elles ressemblantes
Quand il les voit venir, avec leur gros drapeau
Le sage, en hésitant, tourne autour du tombeau
Mourrons pour des idées, d'accord, mais de mort lente
D'accord, mais de mort lente
Encor s'il suffisait de quelques hécatombes
Pour qu'enfin tout changeât, qu'enfin tout s'arrangeât
Depuis tant de "grands soirs" que tant de têtes tombent
Au paradis sur terre on y serait déjà
Mais l'âge d'or sans cesse est remis aux calendes
Les dieux ont toujours soif, n'en ont jamais assez
Et c'est la mort, la mort toujours recommencée
Mourrons pour des idées, d'accord, mais de mort lente
D'accord, mais de mort lente
O vous, les boutefeux, ô vous les bons apôtres
Mourez donc les premiers, nous vous cédons le pas
Mais de grâce, morbleu! laissez vivre les autres!
La vie est à peu près leur seul luxe ici bas
Car, enfin, la Camarde est assez vigilante
Elle n'a pas besoin qu'on lui tienne la faux
Plus de danse macabre autour des échafauds!
Mourrons pour des idées, d'accord, mais de mort lente
D'accord, mais de mort lente
venerdì 23 gennaio 2009
MANDELA: Lettera sull'Apartheid in Israele
Lettera di Arjan El Fassed Nelson Mandela al giornalista Thomas Friedman sull’apartheid in Israele
"Caro Thomas (Friedman),
So che entrambi desideriamo la pace in Medioriente, ma prima che tu continui a parlare di condizioni necessarie da una prospettiva israeliana, devi sapere quello che io penso.
Da dove cominciare?
Che ne dici del 1964?
Lascia che ti citi le mie parole durante il processo contro di me. Oggi esse sono vere quanto lo erano allora:
"Ho combattuto contro la dominazione dei bianchi ed ho combattuto contro la dominazione dei neri.
Ho vissuto con l'ideale di una societa' libera e democratica in cui tutte le sue componenti vivessero in armonia e con uguali opportunita'.
E' un ideale che spero di realizzare.
Ma, se ce ne fosse bisogno, e' un ideale per cui sono disposto a morire".
Oggi il mondo, quello bianco e quello nero, riconosce che l'apartheid non ha futuro. In Sud Africa esso e' finito grazie all'azione delle nostre masse, determinate a costruire pace e sicurezza. Una tale determinazione non poteva non portare alla stabilizzazione della democrazia.
Probabilmente tu ritieni sia strano parlare di apartheid in relazione alla situazione in Palestina o, piu' specificamente, ai rapporti tra palestinesi ed israeliani. Questo accade perche' tu, erroneamente, ritieni che il problema palestinese sia iniziato nel 1967. Sembra che tu sia stupito del fatto che bisogna ancora risolvere i problemi del 1948, la componente piu' importante dei quali e' il Diritto al Ritorno dei profughi palestinesi.
Il conflitto israelo-palestinese non e' una questione di occupazione militare e Israele non e' un paese che si sia stabilito "normalmente" e che, nel 1967, ha occupato un altro paese. I palestinesi non lottano per uno "stato", ma per la liberta', l'indipendenza e l'uguaglianza, proprio come noi sudafricani.
Qualche anno fa, e specialmente durante il governo Laburista, Israele ha dimostrato di non avere alcuna intenzione di restituire i territori occupati nel 1967; che gli insediamenti sarebbero rimasti, Gerusalemme sarebbe stata sotto l'esclusiva sovranita' israeliana e che i palestinesi non avrebbero mai avuto uno stato indipendente, ma sarebbero stati per sempre sotto il dominio economico israeliano, con controllo israeliano su confini, terra, aria, acqua e mare.
Israele non pensava ad uno "stato", ma alla "separazione". Il valore della separazione e' misurato in termini di abilita', da parte di Israele, di mantenere ebreo lo stato ebreo, senza avere una minoranza palestinese che potrebbe divenire maggioranza nel futuro. Se questo avvenisse, Israele sarebbe costretto a diventare o una democrazia secolare o uno stato bi-nazionale, o a trasformarsi in uno stato di apartheid non solo de facto, ma anche de jure.
Thomas, se vedi i sondaggi fatti in Israele negli ultimi trent'anni, scoprirai chiaramente che un terzo degli israeliani e' preda di un volgare razzismo e si dichiara apertamente razzista. Questo razzismo e' della natura di: "Odio gli arabi" e "Vorrei che gli arabi morissero". Se controlli anche il sistema giudiziario in Israele, vi troverai molte discriminazioni contro i palestinesi. E se consideri i territori occupati nel 1967, scoprirai che vi si trovano gia' due differenti sistemi giudiziari che rappresentano due differenti approcci alla vita umana: uno per le vite palestinesi, l'altro per quelle ebree. Ed inoltre, vi sono due diversi approcci alla proprieta' ed alla terra. La proprieta' palestinese non e' riconosciuta come proprieta' privata perche' puo' essere confiscata. Per quanto riguarda l'occupazione israeliana della West Bank e di Gaza, vi e' un fattore aggiuntivo. Le cosiddette "aree autonome palestinesi" sono bantustans. Sono entita' ristrette entro la struttura di potere del sistema di apartheid israeliano.
Lo stato palestinese non puo' essere il sottoprodotto dello stato ebraico solo perche' Israele mantenga la sua purezza ebraica. La discriminazione razziale israeliana e' la vita quotidiana della maggioranza dei palestinesi. Dal momento che Israele e' uno stato ebraico, gli ebrei godono di diritti speciali di cui non godono i non-ebrei. I palestinesi non hanno posto nello stato ebraico.
L'apartheid e' un crimine contro l'umanita'. Israele ha privato milioni di palestinesi della loro proprieta' e della loro liberta'. Ha perpetuato un sistema di gravi discriminazione razziale e disuguaglianza. Ha sistematicamente incarcerato e torturato migliaia di palestinesi, contro tutte le regole della legge internazionale. In particolare, esso ha sferrato una guerra contro una popolazione civile, in particolare bambini.
La risposta data dal Sud Africa agli abusi dei diritti umani risultante dalla rimozione delle politiche di apartheid, fa luce su come la societa' israeliana debba modificarsi prima di poter parlare di una pace giusta e durevole in Medio oriente.
Thomas, non sto abbandonando la diplomazia. Ma non saro' piu' indulgente con te come lo sono i tuoi sostenitori. Se vuoi la pace e la democrazia, ti sosterro'. Se vuoi l'apartheid formale, non ti sosterro'. Se vuoi supportare la discriminazione razziale e la pulizia etnica, noi ci opporremo a te.
Quando deciderai cosa fare, chiamami."
giovedì 22 gennaio 2009
Ballata delle madri:Pierpaolo Pasolini
Ballata delle madriMi domando che madri avete avuto.
Se ora vi vedessero al lavoro
in un mondo a loro sconosciuto,
presi in un giro mai compiuto
d’esperienze così diverse dalle loro,
che sguardo avrebbero negli occhi?
Se fossero lì, mentre voi scrivete
il vostro pezzo, conformisti e barocchi,
o lo passate a redattori rotti
a ogni compromesso, capirebbero chi siete?Madri vili, con nel viso il timore
antico, quello che come un male
deforma i lineamenti in un biancore
che li annebbia, li allontana dal cuore,
li chiude nel vecchio rifiuto morale.
Madri vili, poverine, preoccupate
che i figli conoscano la viltà
per chiedere un posto, per essere pratici,
per non offendere anime privilegiate,
per difendersi da ogni pietà.Madri mediocri, che hanno imparato
con umiltà di bambine, di noi,
un unico, nudo significato,
con anime in cui il mondo è dannato
a non dare né dolore né gioia.
Madri mediocri, che non hanno avuto
per voi mai una parola d’amore,
se non d’un amore sordidamente muto
di bestia, e in esso v’hanno cresciuto,
impotenti ai reali richiami del cuore.Madri servili, abituate da secoli
a chinare senza amore la testa,
a trasmettere al loro feto
l’antico, vergognoso segreto
d’accontentarsi dei resti della festa.
Madri servili, che vi hanno insegnato
come il servo può essere felice
odiando chi è, come lui, legato,
come può essere, tradendo, beato,
e sicuro, facendo ciò che non dice.Madri feroci, intente a difendere
quel poco che, borghesi, possiedono,
la normalità e lo stipendio,
quasi con rabbia di chi si vendichi
o sia stretto da un assurdo assedio.
Madri feroci, che vi hanno detto:
Sopravvivete! Pensate a voi!
Non provate mai pietà o rispetto
per nessuno, covate nel petto
la vostra integrità di avvoltoi!Ecco, vili, mediocri, servi,
feroci, le vostre povere madri!
Che non hanno vergogna a sapervi
– nel vostro odio – addirittura superbi,
se non è questa che una valle di lacrime.
È così che vi appartiene questo mondo:
fatti fratelli nelle opposte passioni,
o le patrie nemiche, dal rifiuto profondo
a essere diversi: a rispondere
del selvaggio dolore di esser uomini..
.
Da Pier Paolo Pasolini, Bestemmia. Tutte le poesie,
vol. I, Garzanti, Milano 1993
mercoledì 21 gennaio 2009
COSÌ DIVENTIAMO LA VERSIONE CATTOLICA DEL PARTITO RADICALE. SU UN DIOCESANO, I DUBBI DI UN CREDENTI SUL CASO ENGLARO
34740. CREMONA-ADISTA. “Il pensiero di un credente controcorrente”: così, nell’edizione del 20 novembre scorso, il settimanale diocesano di Cremona, la Vita Cattolica, presenta la lettera di Marco Ruggeri, cremonese impegnato nella Caritas diocesana, che contesta la posizione della Chiesa sul caso di Eluana Englaro ed invita “a non diventare la versione cattolica del partito radicale”. La lettera, ai cui contenuti il settimanale dedica una intera pagina, è preceduta da una breve introduzione redazionale che precisa come quella di Ruggeri, pur essendo un’opinione espressa a titolo personale, ponga “alcuni interrogativi” che meritano di essere pubblicati “come stimolo per una riflessione in più”, ed è seguita da una lunga ed articolata replica di don Cesare Nisoli, parroco di Pandino e teologo morale. A completare il servizio sul caso di Eluana – nella pagina a fianco – una lunga cronaca che ne ricostruisce la vicenda e che dà conto della veglia di preghiera personalmente guidata dal vescovo Dante Lanfranconi nel duomo della città. Non mancano nemmeno alcune informazioni circa le iniziative prese contro “l’esecuzione di Eluana” da Comunione e Liberazione e Movimento per la Vita. Insomma, nessun dubbio sul fatto che Vita Cattolica sposi in toto la linea assunta dalla gerarchia dopo la sentenza della Cassazione. Nonostante ciò, la scelta di dare visibilità ad interventi come quello di Ruggeri, evidenzia la difficoltà dei media ecclesiastici (specie quelli più a contatto con le realtà ecclesiali presenti sul territorio) a mettere la sordina ad un malessere – quello espresso da una parte del mondo cattolico rispetto all’intransigenza mostrata dai vertici della Chiesa cattolica e dai suoi media – che continua ad acuirsi.
“Non so che sviluppo avrà la vicenda di Eluana - scrive Ruggeri nella sua lettera - ma come padre di cinque bambine e come credente vorrei esprimere la mia vicinanza al sig. Englaro e a sua moglie. Non so se le scelte di questo padre siano giuste, ma credo che appartengano ad un ambito in cui nessun uomo in quanto tale è autorizzato a brandire verità, o presunte verità, come clave. E come papà in questo momento non ho proprio voglia di giudicare questo papà, ma solo di abbracciarlo. Spero che i credenti e la Chiesa preghino e digiunino per questa famiglia, ma auspico anche che parrocchie e movimenti non organizzino veglie o incontri che avrebbero più il sapore della manifestazione di partito, piuttosto che un mettersi in ginocchio di fronte ad una tragedia che supera le nostre possibilità di comprenderla in pienezza. Certe iniziative un po’ mi mettono a disagio e certi toni adottati anche da cristiani mi spaventano. Stiamo attenti a non diventare la versione cattolica del partito radicale: il fronte è opposto, ma l’aggressività nello sparare giudizi inappellabili rischia di essere molto simile”. “Non siamo in grado, non sta a noi e questo perché ci mancano troppi elementi per farlo”. “Che almeno la Chiesa eviti di trasformare questo dramma in un campo di battaglia”. (valerio gigante)
domenica 18 gennaio 2009
Preghiera:Giorgio Gaber
Signore dei ricchi e dei fortunati prova ad esserlo, se puoi, anche di quelli che non hanno niente. Anche di chi ha paura e soffre, anche di chi pena e soffre, anche di chi lavora e lavora e lavora... e soffre e soffre e soffre.
Signore dei gentili e dei buoni prova ad esserlo, se vuoi, anche di quelli che sono cattivi e violenti perché non sanno come difendersi in questo nostro mondo.
Signore delle chiese e dei conventi, Signore delle suore e dei preti prova ad esserlo, se credi, anche dei cortili, delle fabbriche, delle puttane, dei ladri.
Signore, Signore dei vincitori, prova ad esserlo, se ci sei, anche dei vinti.
Amen.
giovedì 15 gennaio 2009
a proposito di sistemi operativi
Pablo Neruda:Canzone del maschio e della femmina
Il frutto dei secoli, che spreme il suo succo
nelle nostre vene.
La mia anima si diffonde nella tua carne distesa
per uscire migliorata da te, il cuore si disperde
stirandosi come una pantera,
e la mia vita, sbriciolata, si annoda
a te come la luce alle stelle!
Mi ricevi
come il vento la vela.
Ti ricevo
come il solco il seme.
Addormentati sui miei dolori se i miei dolori
se i miei dolori non ti bruciano,
legati alle mie ali,
forse le mie ali ti porteranno,
dirigi i miei desideri, forse ti duole la loro lotta.
Tu sei l'unica cosa che possiedo
da quando persi la mia tristezza!
Lacerami come una spada
o senti come un'antenna!
Baciami,
mordimi,
incendiami,
che io vengo alla terra
solo per il naufragio dei miei occhi di maschio
nell'acqua infinita dei tuoi occhi di femmina!
borghesia di claudio lolli :miticaaaa
Vecchia piccola borghesia per piccina che tu sia
non so dire se fai più rabbia, pena, schifo o malinconia.
Sei contenta se un ladro muore o se si arresta una puttana
se la parrocchia del Sacro Cuore acquista una nuova campana.
Sei soddisfatta dei danni altrui ti tieni stretta i denari tuoi
assillata dal gran tormento che un giorno se li riprenda il vento.
E la domenica vestita a festa con i capi famiglia in testa
ti raduni nelle tue Chiese in ogni città, in ogni paese.
Presti ascolto all'omelia rinunciando all'osteria
così grigia così per bene, ti porti a spasso le tue catene.
Vecchia piccola borghesia per piccina che tu sia
io non so dire se fai più rabbia, pena, schifo o malinconia.
Godi quando gli anormali son trattati da criminali
chiuderesti in un manicomio tutti gli zingari e gli intellettuali.
Ami ordine e disciplina, adori la tua Polizia
tranne quando deve indagare su di un bilancio fallimentare.
Sai rubare con discrezione meschinità e moderazione
alterando bilanci e conti fatture e bolle di commissione.
Sai mentire con cortesia con cinismo e vigliaccheria
hai fatto dell'ipocrisia la tua formula di poesia.
Vecchia piccola borghesia per piccina che tu sia
io non so dire se fai più rabbia, pena, schifo o malinconia.
Non sopporti chi fa l'amore più di una volta alla settimana
chi lo fa per più di due ore o chi lo fa in maniera strana.
Di disgrazie puoi averne tante, per esempio una figlia artista
oppure un figlio non commerciante, o peggio ancora uno comunista ... ex
Sempre pronta a spettegolare in nome del civile rispetto
sempre fissa lì a scrutare un orizzonte che si ferma al tetto.
Sempre pronta a pestar le mani a chi arranca dentro a una fossa
e sempre pronta a leccar le ossa al più ricco ed ai suoi cani.
Vecchia piccola borghesia, vecchia gente di casa mia
per piccina che tu sia il vento un giorno, forse, ti spazzerà via.
mercoledì 14 gennaio 2009
IL SILVIO FURIOSO - Dario Fo
Silvio, che hai combinato? Dio santo! In che guaio ti sei ficcato?!
Ma chi te l'ha fatto fare di buttarti proprio contro quel mostro!? La piu' grande potenza finanziaria del mondo! Si', si', d'accordo, anche tu, Silvio, non scherzi: gestisci imprese edili, Blockbuster per la vendita di dvd, hai interessi pesanti in cliniche private, nella produzione e distribuzione di film, sale cinematografiche a caterve, tre televisioni, perfino navi da crociera, banche, palazzi e ville su ogni costa o isola, hai mani dappertutto, perfino fra le cosce di donne bellissime, alle donne poi fai proprio dei miracoli, basta che posi i tuoi occhi su di loro e diventano ministre del tuo governo. Ma chi sei, un messia?
Qualche santo di vecchio stile trasformava l'acqua in vino, tu trasformi chiappe in cervelli!
Ma attento, l'altro e' ancora piu' forte di te, piu' potente! E' al top dell'universo mondo.
Vedi, ho perfino soggezione a nominarlo! Tutti ne hanno timore, Murdoch mi vengono i brividi!
E tu eri riuscito a fartelo amico: lui ti rispettava, ti voleva bene come un grande padrone al suo piccolo chihuahua, e tu gli hai morsicato una coscia,
hai dato un calcio al suo Sky!
Ma tu sai che vuol dire "sky"? Cielo, vuol dire! Hai profanato il cielo! Ma che t'e' saltato in testa?
E pensare che all'inizio gli hai dato pure una mano, a quel re Mida che trasforma tutto in oro e diamanti! L'hai aiutato perché riuscisse a montare il suo grande giocattolo mediatico a pagamento. E poi, appena quello prende il volo e diventa un tuo concorrente temibile (quasi 5 milioni di abbonati) tu perdi la testa e impugnando il potere che ti viene dall'essere il presidente del Consiglio, gli ammolli di botto un raddoppio di Iva dal 10 al 20%. Ma ti rendi conto che mazzata gli hai assestato?! Duecento milioni di euro gli porti via all'istante, due terzi degli utili a Murdoch!
Ma tu, imboccato da Robin Hood-Tremonti, esclami: "Non ho fatto altro che togliere un ingiusto privilegio". Ma ti venisse la rogna! Proprio tu parli di privilegio? Con quella risposta proprio infelice hai scatenato l'ira di dio! Subito, economisti di rango ti fanno notare che Mediaset paga in tasse per il diritto di trasmettere le proprie tre televisioni una cifra a dir poco ridicola rispetto a quella che viene imposta a Murdoch. Il tutto sempre per tre televisioni, di cui una proprio illegale, prendi tre e paghi uno, anzi la meta' di uno! Senza contare che l'aliquota ribassata al 10% e' un regalo che ti sei fatto fare tu da Craxi, quanto Tele+ faceva parte della tua flotta televisiva. E poi, Silvio, vai a parlare di privilegi proprio tu che, da quando sei entrato in politica, hai buttato al cesso tutte le regole e le leggi che ti infastidivano nei tuoi affari! E per scantonare il fisco ti sei intruppato in paradisi fiscali e tutte le altre gabole: Lodo Retequattro, Lodo Mondadori, Lodo Alfano, Lodo Schifani, ti manca solo il Lodo T'imbrodo e poi ce li hai tutti. Vuoi parlare anche del conflitto di interessi? Ormai hai fatto fuori il conflitto e ti rimangono solo gli interessi, i tuoi, s'intende! Quando sei entrato in politica si mormorava che avessi 5 mila miliardi di lire di debiti. Ora si mormora che, pagati ormai i debiti, il tuo impero valga 6 volte tanto.
Capisco che tu abbia sentito al collo il fiato di quel mostro che ti si avvicina sempre piu' e rischia di staccarti di netto un orecchio. Oltretutto, proprio nel momento in cui Mediaset in borsa sta perdendo posizioni come un colabrodo, per non parlare delle preferenze nell'ascolto, la Rai ormai ti sta superando in ogni programma. E pensare che per mandarla sotto, 'sta Rai, ci hai infilato dentro tutti i tuoi uomini migliori, specialisti nelle frane disastrose, a cominciare da Gasparri, Del Noce, Sacca', Villari, detto "Vinavillari", perché dove si incolla non lo stacca nessuno.
E tu saresti un grande statista? Ma non t'hanno mai detto che primo dovere di un premier e' quello di non perdere mai l'a' plomb, non farsi mai travolgere dalla stizza velenosa? E tu, in un momento tragico come questo, con le banche che rischiano di saltare in aria una dopo l'altra, con le grandi industrie che stanno crollando come castelli di carta, e i poveri che ogni giorno aumentano di numero: i pensionati, le folle di operai e impiegati scaraventati fuori dalle fabbriche tu li rimbrotti stizzito perché non dimostrano sufficiente ottimismo e urli loro: "Spendete, acquistate, perdio, altrimenti l'industria affonda! Ricordatevi che se andiamo a picco la responsabilita' e' della vostra taccagneria!" E al grido di "Ma non abbiamo quattrini, non ce la facciamo a superare il terza settimana", tu seccato ribadisci: "Troppo facile spendere
quando hai la busta paga gonfia: il cittadino che davvero ama il proprio Paese salva l'economia spendendo anche quello che non ha!".
Silvio, sei il campione mondiale dei gaffeur! Tant'e' che perfino giornali come La Stampa e il Corriere della Sera ti bacchettano, imprecando: "Basta, Presidente, con 'sta danza forsennata del metto la tassa, la raddoppio, no ci ripenso, e annullo il decreto, cioe', neanche per sogno, la tassa c'e' e guai chi la tocca o la critica!"
"Io sono un uomo pieno di fede nelle mie azioni, e quindi esigo la fiducia. E dovete piantarla, voi socialdemocratici della malora, di aggredirmi ad ogni pie' sospinto: le vere tasse intoccabili non sono quelle che privilegiano le televisioni satellitari, ma il blocco che abbiamo ordinato delle tariffe determinanti come quelle del gas, della luce, dei pedaggi autostradale che favoriscono la classe meno abbiente in reale difficolta'.
Come?... Scusate, c'e' Tremonti che mi chiama: Non sono bloccate? Neanche il gas, la luce e l'autostrada? Puo' essere che vengano aumentate? Porca d'una miseria, non potevate avvertirmi due secondi prima? Che figura da peracottaro mi fate fare Non potete costringermi a una sputtanata del genere, io non mi smentisco mai!... No, no, dimmi Giulio cosa c'e' ancora?
La Rai? Si abbassa il canone? Ah no? Anzi si aumenta? Eh si', lo so che io ne avro' gran vantaggio, ma non posso dare una notizia del genere, mi sputtano troppo! Senti, almeno per oggi facciamo finta di niente, glielo diremo a Natale, anzi dopo dopo Pasqua, lasciamogli godere tranquilli questi quaranta euro della social card. Di cosa si lagnano ancora? Ripetete prego!"
CITTADINI: "Tremonti ha tolto lo sconto fiscale sulle ristrutturazioni ecologiche!"
BERLUSCONI: "E allora? Dobbiamo risparmiare!"
CITTADINI: "Ma eravamo d'accordo che si faceva meta' per uno: la nostra parte l'abbiamo gia' sborsata, beh adesso ci fregate?"
BERLUSCONI: "Io non ne so niente! Non so niente di niente! Cosa ci posso fare? Dovete smetterla di attaccarmi, io non sono un uomo qualsiasi, sono un'istituzione un po' di rispetto, perdio! Cosa? Andiamo, per favore cercate di moderare i termini: Non si dice Siamo nella merda fino al collo!
E poi, di cosa vi lamentate? Le previsioni meteorologiche annunciano per le Sante Feste correnti fredde fino allo zero, quindi approfittatene: la merda e' tiepida, state sotto e godetevi questa deliziosa opportunita'!... Attenti a non ingozzarvi, moderazione, prego!... E buon Natale!"
di Dario Fo e Franca Rame
I diari della motocicletta
lunedì 12 gennaio 2009
da scritti giovanili :Antonio Gramsci
Indifferenti
Odio gli indifferenti. Credo come Federico Hebbel che "vivere vuol dire essere partigiani (1)". Non possono esistere i solamente uomini, gli estranei alla città. Chi vive veramente non può non essere cittadino, e parteggiare. Indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti.
L'indifferenza è il peso morto della storia. E' la palla di piombo per il novatore, è la materia inerte in cui affogano spesso gli entusiasmi più splendenti, è la palude che recinge la vecchia città e la difende meglio delle mura più salde, meglio dei petti dei suoi guerrieri, perché inghiottisce nei suoi gorghi limosi gli assalitori, e li decima e li scora e qualche volta li fa desistere dall'impresa eroica.
L'indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. E' la fatalità; e ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che si ribella all'intelligenza e la strozza. Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, il possibile bene che un atto eroico (di valore universale) può generare, non è tanto dovuto all'iniziativa dei pochi che operano, quanto all'indifferenza, all'assenteismo dei molti. Ciò che avviene, non avviene tanto perché alcuni vogliono che avvenga, quanto perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia fare, lascia aggruppare i nodi che poi solo la spada potrà tagliare, lascia promulgare le leggi che poi solo la rivolta farà abrogare, lascia salire al potere gli uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare. La fatalità che sembra dominare la storia non è altro appunto che apparenza illusoria di questa indifferenza, di questo assenteismo. Dei fatti maturano nell'ombra, poche mani, non sorvegliate da nessun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa. I destini di un'epoca sono manipolati a seconda delle visioni ristrette, degli scopi immediati, delle ambizioni e passioni personali di piccoli gruppi attivi, e la massa degli uomini ignora, perché non se ne preoccupa. Ma i fatti che hanno maturato vengono a sfociare; ma la tela tessuta nell'ombra arriva a compimento: e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia che un enorme fenomeno naturale, un'eruzione, un terremoto, del quale rimangono vittima tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente. E questo ultimo si irrita, vorrebbe sottrarsi alle conseguenze, vorrebbe apparisse chiaro che egli non ha voluto, che egli non è responsabile. Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi anch'io fatto il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, il mio consiglio, sarebbe successo ciò che è successo? Ma nessuno o pochi si fanno una colpa della loro indifferenza, del loro scetticismo, del non aver dato il loro braccio e la loro attività a quei gruppi di cittadini che, appunto per evitare quel tal male, combattevano, di procurare quel tal bene si proponevano.
I più di costoro, invece, ad avvenimenti compiuti, preferiscono parlare di fallimenti ideali, di programmi definitivamente crollati e di altre simili piacevolezze. Ricominciano così la loro assenza da ogni responsabilità. E non già che non vedano chiaro nelle cose, e che qualche volta non siano capaci di prospettare bellissime soluzioni dei problemi più urgenti, o di quelli che, pur richiedendo ampia preparazione e tempo, sono tuttavia altrettanto urgenti. Ma queste soluzioni rimangono bellissimamente infeconde, ma questo contributo alla vita collettiva non è animato da alcuna luce morale; è prodotto di curiosità intellettuale, non di pungente senso di una responsabilità storica che vuole tutti attivi nella vita, che non ammette agnosticismi e indifferenze di nessun genere.
Odio gli indifferenti anche per ciò che mi dà noia il loro piagnisteo di eterni innocenti. Domando conto ad ognuno di essi del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto. E sento di poter essere inesorabile, di non dover sprecare la mia pietà, di non dover spartire con loro le mie lacrime. Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze virili della mia parte già pulsare l'attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c'è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano nel sacrifizio; e colui che sta alla finestra, in agguato, voglia usufruire del poco bene che l'attività di pochi procura e sfoghi la sua delusione vituperando il sacrificato, lo svenato perché non è riuscito nel suo intento.
Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.
che tristezza
Detto questo ritengo l'olocausto uno degli atti più vergognosi della storia del' uomo