QUESTO ARTICOLO DI GUAICAIPURO CUATÉMOC È APPARSO SUL PERIODICO ELETTRONICO "REBELIÓN" (22/01/2001). TITOLO ORIGINALE: "LA VERDADERA DEUDA EXTERNA"
Io, Guaicaipuro Cuatémoc, sono venuto qui ad incontrare quelli che celebrano l'incontro. Io, discendente di coloro che popolavano l'America quarantamila anni fa, sono venuto qui ad incontrare quelli che ci incontrarono cinquecento anni fa. Qui ci incontriamo tutti: sappiamo quello che siamo, ed è quanto basta.
Non avremo mai altro
Il fratello doganiere europeo mi chiede il foglio scritto con il visto per poter scoprire quelli che mi scoprirono. Il fratello usuraio europeo mi chiede il pagamento di un debito contratto da un Giuda che non ho mai autorizzato a vendermi. Il fratello "azzeccagarbugli" europeo mi spiega che ogni debito si paga con gli interessi, anche se si tratta di vendere esseri umani e interi Paesi senza chieder loro il consenso.
Li sto scoprendo
Anch’io posso reclamare pagamenti, posso reclamare interessi. Risulta nell'archivio delle Indie, carta su carta, ricevuta su ricevuta, firma su firma, che solamente tra il 1503 e il 1660 sono giunti a San Lúcar de Barrameda 185 mila chili d'oro e 16 milioni di chili d'argento provenienti dall'America. Saccheggio? Neanche a crederlo! Perché equivarrebbe a pensare che i fratelli cristiani vengono meno al loro settimo comandamento. Spoliazione? Guardami Tanatzin dall'immaginare che gli europei, come Caino, uccidono e poi negano di aver sparso il sangue del fratello! Genocidio? Questo sarebbe dar credito a calunniatori come Bartolomé de las Casas che parlano dell'incontro come di una distruzione delle Indie, o a estremisti come il dr. Arturo Pietri che afferma che il successo del capitalismo e l'attuale civiltà europea sono dovuti all'inondazione di metalli preziosi!
No! Questi 185 mila chili d'oro e 16 milioni di chili d'argento devono essere considerati come il primo di vari prestiti amichevoli da parte dell'America per lo sviluppo dell'Europa.
Pensare il contrario sarebbe presumere dei crimini di guerra, cosa che darebbe diritto non solo ad esigere un pagamento immediato, ma anche un indennizzo per danni e prevaricazioni. Io Guaicaipuro Cuatémoc preferisco credere alla meno offensiva delle ipotesi. Tali favolose esportazioni di capitale non furono che l'inizio di un piano Marshalltezuma per garantire la ricostruzione della barbara Europa, rovinata dalle sue deplorevoli guerre contro i culti musulmani, difensori dell'algebra, della poligamía, del bagno quotidiano e di altre conquiste di una civiltà superiore.
Per questo, nella ricorrenza del Quinto Centenario del Prestito possiamo chiederci: i fratelli europei hanno fatto un uso razionale, responsabile o per lo meno produttivo delle risorse tanto generosamente anticipate dal Fondo Indoamericano Internazionale? Ci spiace dover dire di no.
In campo militare le hanno dilapidate nella battaglia di Lepanto, nelle "invincibili armate", nel Terzo Reich e in altre forme di sterminio reciproco, senza altro risultato che finire sotto l'occupazione delle truppe gringas della Nato, come Panama, ma senza avere nemmeno il canale...
Nel campo finanziario sono stati incapaci, dopo una moratoria di 500 anni, sia di restituire capitale e interessi, sia di rendersi indipendenti dalle rendite liquide, dalle materie prime e dalle energie a basso costo che importano dal Terzo Mondo.
Questo deplorevole quadro conferma le dichiarazioni di Milton Friedman per cui un'economia sussidiaria non potrà mai funzionare. E ci obbliga - per il suo stesso bene - a reclamare il pagamento del capitale e degli interessi che tanto generosamente abbiamo differito per tutti questi secoli.
Nel dire questo mettiamo in chiaro che non ci abbasseremo ad esigere dai fratelli europei i vili e sanguinari tassi, fluttuanti dal 20 fino al 30%, che i fratelli europei esigono dai popoli del Terzo Mondo. Ci limiteremo ad esigere la restituzione dei metalli preziosi anticipati, più il modico interesse fisso del 10% annuo, accumulato durante gli ultimi 300 anni. Su questa base, applicando la forma europea dell'interesse composto, informiamo gli scopritori che ci devono solo, come primo pagamento del loro debito, una massa di 185 mila chili d'oro e 16 milioni di chili di argento, ambedue elevate alla trecentesima potenza. Ossia, un numero per la cui espressione totale sarebbero necessarie più di 300 cifre e che supera ampiamente il peso della terra.
Molto pesante è questa mole d'oro e d'argento! Quanto peserà calcolata in sangue?
Addurre che l'Europa in mezzo millennio non ha potuto generare ricchezze sufficienti per cancellare questo modico interesse, sarebbe così grave come ammettere il suo assoluto fallimento finanziario e/o la demenziale irrazionalità delle tesi del capitalismo.
Tali questioni metafisiche, del resto, non inquietano gli indoamericani. Però esigiamo l'immediata sottoscrizione di una carta di intenti che disciplini i popoli debitori del vecchio continente; e che li obblighi a compiere il loro impegno mediante una immediata privatizzazione o riconversione dell'Europa che permetta loro di consegnarcela tutta intera come prima rata di un debito storico. Dicono i pessimisti del Vecchio mondo che la loro civiltà si trova in una situazione di bancarotta che gli impedisce di adempiere ai propri impegni finanziari o morali. In tal caso noi ci accontenteremmo che ci consegnassero la pallottola con cui uccisero il poeta. Però non potranno, perché questa pallottola è il cuore dell'Europa.
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